Ripensando al libro del Dott. Rocco Della Corte, Giorgio Bassani Professore “Fuori le Mura”
Raccontare gli anni di Giorgio Bassani a Velletri, significa recuperare ancora memoria della città uscita “a brandelli” dal Secondo Conflitto Mondiale.
Il raffinato intellettuale nel tentativo di ricostruire un tessuto storico sociale ormai inesistente, ci spinge a pensare che anche dietro una forte scomoda critica ed uno sconsolato giudizio, si nasconda la speranza di “poter creare bellezza dalle tenebre anche se rimane ignoto al mondo”.
Ecco allora la parola diventar documento, denuncia, protesta.
Non elegia, non ripiegamento interiore, non c’è tempo. Sia pur in una sorta di isolamento che passa per un difficile breve e sofferto soggiorno quotidiano sottoposto ai disagi del pendolarismo, si intravede la volontà di ripartire e di far ripartire con pochi mezzi ma con la viva consapevolezza che la scuola è il motore acceso di una società migliore.
Allora il pensiero, in un ideale filo che lega ogni testimonianza d’impegno civile e sociale, corre a Barbiana qualche anno dopo perché da quel dimenticato Borgo del Mugello, arriva un racconto di vita già iscritto nella storia: “I care” di Don Milani ci ricorda che “ogni problema pedagogico è d’Amore”.
Anche dinanzi alla più feroce delle urbanizzazioni, ancora oggi arrivando a Velletri da Roma ci sembra di sentire le descrizioni dei viaggiatori del Grand Tour: “Quando dall’alto scorgemmo i monti di Sezze, le Paludi Pontine, il mare e le Isole, proprio nel momento che una forte pioggia a strisce oblique passava sulle paludi…”.
Quante volte quella luce e l’ombra “aggiungevano un bellissimo effetto illuminate dal sole per incontrare lo sguardo del nostro viaggiatore“ e non “per caso” perché Giorgio Bassani doveva percorrere quella strada spesso per recarsi al lavoro.
I panorami della terra ci attraggono e quando osserviamo la terra che si consegna al mare laggiù, vorremmo avere una mente pronta ad allungarsi per incontrare nuovi orizzonti, estensione intorno a sé e dentro di sé”.
Sicuro, forse, Bassani avrà provato anche lui “ciò che non si riesce mai ad esprimere e tuttavia nemmeno a celare”.
Finita la palingenesi dei GrandTourists violata dalle bombe della guerra, finita la stagione epica, il territorio appare abbandonato ma i disagi e le disavventure si fissano ad un cammino storico sociale che unico resta da percorrere per conservare voci ed immagini lontane, portarle con noi, “quasi fosse una sensazione cangiante come un colore e inafferrabile come il suono dell’acqua”.
Rientriamo nella storia così: bisogno di chiarezza, oggettività, realismo.
Per attivare un processo di rinascita occorre individuare il “cuore pulsante”, quello che mai si è fermato e Bassani non ha dubbi: dalla scuola si dovrà partire per ricomporre una società civile.
Nella consapevolezza dell’assoluta assenza dello Stato in questo tentativo in solitudine, necessità per esempio di nuovi programmi perché non è il momento di proporre agli studenti malvestiti e malnutriti la traduzione dell’Odissea di Pindemonte!!!
L’uomo Bassani capisce l’urgenza di far scelte fondamentali e concretamente agisce con i pochi mezzi a disposizione, per “passione” e per “missione”.
Da questa rinnovata realtà, non nutrita solo da vaga speranza, da questa storia comune dove i protagonisti torneranno ad essere dei nuovi giusti, si potranno aprire le pagine di “un libero volo” e lo spazio di un giardino aperto alle coscienze: natura e vita si stringeranno per sempre.
Tiziana Gubbini